I Re Magi sono figure tradizionali del Presepe, molto conosciute e amate da tutti. Restano nella scatola fino all’ultimo, ovvero fino al 6 gennaio, data in cui vengono presi e posti davanti alla capanna in cui Gesù è nato. Il loro arrivo decreta anche la fine delle Feste. La Chiesa è divisa nei loro confronti: alcuni studiosi riconoscono la veridicità del racconto evangelico e della loro esistenza, altri li considerano figure secondarie e leggendarie. Il Vangelo di Matteo è l’unico a fare cenno a queste tre figure, ma la tradizione orale cristiana e il diffondersi del racconto nel corso dei secoli, arricchito via via da sempre maggiori dettagli, li ha consacrati come personaggi imprescindibili nella raffigurazione della Natività. Per alcuni il termine “Magi” deriva da una parola in persiano antico: magūsh. Con questo termine venivano chiamati nell’Impero persiano i sacerdoti di Zoroastro. È probabile dunque che i Magi fossero dei sapienti, forse perfino dei conoscitori delle arti magiche, o più presumibilmente uomini di scienza e lettere. Un’altra versione lega la parola “Magi” al latino “magis” e al termine “magistero”, volendo riconoscere nei Re Magi tre maestri che, con la loro magia, o solo con le loro saggezza e sapienza, sanno vedere oltre la realtà, rivelarne la luce e condividerla con tutti gli uomini.
Provenienti probabilmente da Babilonia o dalla Persia e comunque dal lontano Oriente come dimostrano i loro abiti e il loro aspetto. Per quanto riguarda il nome dei Re Magi; Gaspare, Melchiorre e Baldassarre sono quelli più accreditati per la tradizione occidentale. Melchiorre è il più anziano e il suo nome deriva da Melech, “Re”; Baldassarre deve probabilmente il proprio nome al re babilonese Balthazar; Gasparre, o Galgalath, per i greci, significa “signore di Saba”. I Magi portano al nuovo nato tre doni: Melchiorre porta con sé l’oro, dono riservato ai sovrani, con il quale viene riconosciuta la regalità del bambino. L’incenso, offerto da Gaspare, usato in ambito religioso, per riconoscere la natura divina di Gesù. Baldassarre con la mirra, una pianta dalla quale si estrae una resina che veniva utilizzata per produrre un unguento, usato per il culto dei morti, oltre che con scopi medicinali ed estetici, a simboleggiare l’investitura di Gesù, la sua consacrazione al ruolo di Re e Dio. I Re Magi sono partiti inseguendo una stella. Si sono affidati a quello che vedevano e sentivano, senza pregiudizi e fiduciosi nelle indicazioni della Stella Cometa. Dovevano essere persone disposte a mettersi in gioco, a cercare un senso più profondo nelle proprie vite e nel mondo che li circondava. Il loro viaggio può essere letto come una metafora molto calzante del cammino tutto interiore che gli uomini si trovano a dover affrontare per superare i propri limiti e diventare migliori. Quindi Il vero dono dei Re Magi sta proprio nel loro viaggio, nei pericoli e nelle insidie che dovettero affrontare nel deserto, Mossi solo dal sogno di un mondo migliore. Meno conosciuta è la sorte dei re Magi dopo la loro morte. Una cronaca del IV secolo, riferisce che le sacre reliquie, risposte dentro una cassa di legno, vennero portate a Milano nella chiesa di Sant’Eustorgio. I corpi dei Re Magi erano intatti, essendo stati trattati con balsami e spezie, e mostravano dal volto e dalla capigliatura età differenti: il primo sembrava avere 15 anni, il secondo 30 e il terzo 60 anni.