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I prodotti distillati

Il termine “distillazione” deriva da “stilla”, cioè goccia, e significa “trarre dalle gocce di una sostanza”. La pratica della distillazione ha avuto origine tra il VII e il VI sec. a.C. in Mesopotamia, mentre quella applicata al vino per ottenerne acquavite è citata dagli alchimisti solo dal XII sec. d.C. Il distillato è una bevanda ottenuta dalla fermentazione di un mosto di origine vegetale o animale che viene poi concentrato tramite l’uso di alambicchi che possono essere discontinui o a colonna.

La distillazione è il processo attraverso cui l’alcol contenuto in un mosto fermentato viene concentrato, condensato e separato da altre sostanze solido e liquide, ma soprattutto dall’acqua. Ricordiamoci infatti che l’alcol evapora a 78 gradi, mentre l’acqua a 100: grazie a questo semplice concetto possiamo eliminare l’acqua dall’equazione e ottenere distillati di profumi incredibili. Ma dopo la prima distillazione il prodotto è grezzo e impuro ed è per questo che serve una seconda e anche una terza distillazione come ad esempio per il whiskey irlandese, che è tra i più morbidi e delicati in assoluto. Più distillate e più l’alcol si concentra e si raffina come per la produzione dalla vodka: potete trasformare delle comuni patate in alcol purissimo. Il processo della distillazione è teoricamente semplice: si prende una base di frutta, cereali, tuberi e la si fa fermentare, va bene tutto. Vinacce, orzo, ciliegie, patate, la melassa dello zucchero, i fichi, i datteri, il siero avanzato dalla produzione del formaggio come per l’Arika. Basta che ci siano degli zuccheri fermentabili va bene tutto. Certo poi la forzata fermentazione lavora in maniera diversa: l’orzo viene maltato, il mais viene polverizzato e cotto, le vinacce vengono riscaldate con il vapore.

La distillazione segue due sistemi: continuo e discontinuo. Il  metodo continuo prevede colonne per la distillazione sempre attive per una maggiore produzione ad alto contenuto alcolico. Questo sistema produce infatti distillati tecnicamente perfetti ma che puntano alla quantità piuttosto che alla qualità. Verranno meno personalità, artigianalità, qualità delle materie prime per poter soddisfare la produzione da grandi richieste come le grandi industrie. Non c’è separazione delle teste e delle code come nel metodo discontinuo, pratica che separa e conserva la parte più nobile del distillato dalle scorie. Il sistema continuo, come detto, si usa per mantenere un alcol a gradazione più alta che genera un distillato più puro e neutro. Questo metodo viene impiegato per la produzione industriale di Vodka e Gin, ma anche Brandy, Grain Whisky, Grappa, Tequila, Cachaca e altri. Il metodo discontinuo è il più antico, ed avviene in alambicchi di dimensioni contenute che per effetto di evaporazione estrae l’alcol contenuto nella materia prima. Il processo di distillazione può essere singolo, duplice o triplice a seconda delle idee del produttore e della specificità del territorio. L’alambicco tradizionale è utilizzato quando si vogliono mantenere determinate caratteristiche degli aromi principali e la personalità unica di Armagnac, Cognac, Single Malt Whisky, Rum Agricole, Tequile, Grappe e Whisky irlandesi. Il distillato per metodo discontinuo è caratterizzato dal meticoloso processo, più artigianale e più lento del continuo, con una ricerca che parte dalle materie prime selezionate, con la separazione di teste e code, e con una produzione spesso legata alle stagionalità delle materie prime e con una calibrazione mai uguale dei processi. Ne conseguirà una più alta qualità del prodotto finale rivolta a un mercato più di nicchia che da grande distribuzione.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sui prodotti distillati, noi vi consigliamo di contattare la nostra azienda partner: distilleria Jelmini

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