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Basta gettare mozziconi dappertutto!

La produzione di tabacco consuma risorse preziose, come acqua e legna, laddove sono più scarse. Il processo di produzione del tabacco, dall’agricoltura alla lavorazione delle foglie, contribuisce al cambiamento climatico. Come conseguenza la produzione di sigarette è responsabile di 84 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. I mozziconi di sigarette uccidono e ammalano ogni anno milioni di pesci, mammiferi marini e uccelli.  I mozziconi delle sigarette rappresentano dal 30 al 40% dei rifiuti raccolti nel Mar Mediterraneo. Basterebbero queste notizie per mettere fuorigioco e fuorilegge il tabacco. Inoltre ogni anno nel mondo vengono gettate a terra tra le 340’000 e le 680’000 tonnellate di mozziconi che, con il carico di veleni, vanno a finire nell’ambiente e alla fine nel mare.

Invece si dà credito alle multinazionali del tabacco che per sbiancarsi la coscienza (Greenwashing) mettono in atto strategie di facciata finalizzate a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti ai propri prodotti. Il termine “greenwashing” – nato dall’unione di “green”, aggettivo con cui si fa riferimento ormai per antonomasia alle questioni ecologiste e “washing”, letteralmente “pulire”, Il Greenwashing può essere tradotto come “darsi una patina di credibilità ambientale o meglio ancora come “ecologismo di facciata. Ne è un esempio la Summit Foundation che annovera fra i fondatori la Philip Morris. La Foundation for a Smoke-Free World (la Fondazione per un mondo senza fumo) è stata fondata da Philip Morris International nel 2018 con un peso finanziario di supporto di ben 80 milioni di dollari (che non sono bruscolini). Non è casuale il titolo di questa fondazione che prelude a un mondo senza fumo ma non senza tabacco. In Svizzera Swiss Cigarette e British American Tobacco (BAT) sono partner fondatori di ISGU (Interessengemeischft saubere Umwelt) che è il Gruppo d’interesse per un ambiente pulito fondato nel maggio 2007. Queste sono solo alcune delle ipocrisie dell’industria del tabacco che ha mentito sin dagli anni ’50 del secolo scorso, anche davanti ai giudici. La legislazione anti-littering sarebbe la strategia più comune per la mitigazione dei rifiuti del tabacco; tuttavia l’applicazione e la prevenzione sono spesso minime e insufficienti. La ricerca suggerisce la necessità di enfatizzare i principi ambientali, come la responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility- EPR) e la gestione responsabile del prodotto. Così come altre industrie sono responsabili dei loro rifiuti (ad esempio, vernici, pneumatici, elettronica, ecc.) anche l’industria del tabacco dovrebbe essere ritenuta responsabile dei rifiuti dei prodotti del tabacco e delle politiche create per sostenere questo processo.

È giunto il momento che le aziende del tabacco e cittadini si facciano carico dei propri rifiuti e che gli ambientalisti diano il buon esempio non alimentando le multinazionali del tabacco, fumando e acquistando il loro prodotto. Naturalmente i fumatori devono fare la loro parte.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: mendrisiottobusiness.ch/aziende/associazione-svizzera-non-fumatori

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